Enogastronomia Mediterranea
Odori e sapori della Daunia e del Gargano
mercoledì 6 giugno 2018
La cantina di Frank Cornelissen si trova a Solicchiata, nel versante
nord dell’Etna e si estende su una superficie complessiva di quindici
ettari, di cui dodici vitati. Qui Frank Cornelissen coltiva i propri
vigneti a un’altitudine compresa tra i 600 e i 980 metri sul livello del
mare, allevando, con rese bassissime, circa 300 grammi per pianta,
esclusivamente viti a piede franco e preferendo ai trattamenti chimici
il classico preparato zolfo-ramato nelle minime dosi possibili.
Frank, di origine belga e da sempre appassionato di enologia, decise
anni fa di trasferirsi in Sicilia, dopo esser stato in Georgia, a
ripercorrere le origini del vino, e poi in Spagna e in Portogallo.
Avendo trovato nell'isola più grande del Mediterraneo il "luogo
perfetto" per fare il produttore, si stabilì a Solicchiata (Catania) e
nel 2001 uscì con la prima produzione. Oggi Frank porta avanti una
agricoltura sensibile ai cicli della natura, così da assecondarne
l'andamento e adattarsi ad essa senza piegarla al volere dell'Uomo;
nella sua azienda, inoltre, coltiva non soltanto vitigni tipici
dell’Etna, come nerello mascalese e cappuccio ma anche vitigni quasi
scomparsi come il grecanico, il francisi e la minnella bianca e nera. I
suoi vini sono espressioni autentiche del territorio dell’Etnai. Grazie
alla compresenza di viti, alberi da frutto, ulivi e ortaggi, a cui si
aggiunge il prezioso contributo delle api, Frank ha messo a punto un
ecosistema complesso e quasi autosufficiente; con gli anni e con
maggiore consapevolezza dello stesso, la produzione di Frank sta
crescendo esponenzialmente e, al bicchiere, è sempre più palese la
purezza dei suoi vini e la loro potenza.
domenica 21 gennaio 2018
Lo storytelling è la strategia di marketing che consente di elaborare il messaggio commerciale di un'azienda in modo tale che possa centrare il proprio obiettivo strategico. La narrazione preserva tutti i tratti di un codice conosciuto al target di riferimento.
Fare storytelling, in effetti, vuol dire puntare ancora una volta sul concetto di inbound marketing. Lo storytelling non è raccontare una storia. C’è chi riesce a intrattenere il pubblico, con la comunicazione orale e scritta. Non basta saper intrattenere il pubblico per fare storytelling. Lavorare in questo modo vuol dire adottare una delle pratiche più antiche ed efficaci della buona comunicazione. Ma vuol dire anche informare ed emozionare il pubblico senza annoiare. Ustorytelling aziendale fatto di emozioni, idee, rappresentazioni e metafore.
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sabato 13 dicembre 2014
Spumante italiano dal gusto.....profondo.
Per sette mesi le 700 bottiglie di Akenta sono state conservate a 28 metri di profondità nei fondali di Capo Caccia nel Parco di Porto Conte. La Cantina Sociale di Santa Maria La Palma in collaborazione con il Parco ha concluso un processo innovativo unico in Italia, del quale saranno presentati ora i risultati (appuntamento alle 18 di mercoledì prossimo nella Biblioteca del Mediterraneo nell’ex Chiesa di Santa Chiara) . Per i 300 soci della cooperativa e che ridistribuisce sul territorio 8 degli 11 milioni di fatturato, è un momento interessante.L'idea, in collaborazione con il Diving Center Blue Service ha prodotto il risultato che Akènta è il primo vino ad aver ottenuto la certificazione di qualità del Parco di Porto Conte.
lunedì 8 dicembre 2014
Il "Pancotto di Monte Sant'Angelo".
Il pancotto nasce come alimento povero, oggi è una delle specialità di molti ristoranti locali.
Di pancotti ve ne sono tanti e tutti nel sud d’Italia.
Quello di Monte Sant’Angelo ha pochi ingredienti, tuti rigorosamente del luogo.
Prepararlo è semplice: pane raffermo di Monte, patate lesse, verza lessa, alloro, sponsale (il bulbo della cipolla fresca dal tipico sapore dolciastro), un pizzico di sale, olive nere con nocciolo. Il tutto cotto quanto basta nei tipici pentoloni ramati o in latta e poi servito caldo con l’aggiunta di olio extravergine di oliva, rigorosamente del luogo.
Il "Pane di Monte Sant’Angelo" è un pane caratteristico, pesa oltre due-tre chili, vi sono pagnotte che superano i cinque-sei chili. Anticamente venivano agganciate e appese fuori dalle botteghe.
Questo pane, che nel 2006 è stato inserito nell'Atlante regionale (quello pugliese) dei prodotti tipici, ha la crosta morbida e croccante e l’interno è soffice e compatto. Gli ingredienti sono: farina di grano tenero Tipo"0", acqua, sale e il lievito naturale. La farina viene mescolata al lievito naturale e poi stemperata in acqua con l'aggiunta di sale. L'impasto così ottenuto viene lasciato lievitare. Dopo aver ottenuto una forma tondeggiante e alta, questa viene modellata per ottenere la pagnotta di pane.
Dopodiché ottenuta la forma di pane questa la si lascia a riposo in cassoni di legno. Una volta riposata si passa alla cottura in forno, ad una temperatura di 200° per almeno 2 ore. Tradizionalmente la cottura avveniva in forni a legna. Una variante al pane appena detto, è quello che prevede l'inserimento nell'impasto di patate lesse per rendere più morbido il pane. Ovviamente quantità e tempi di lavorazione sono i segreti che ogni panettiere o fornaio che sia custodisce gelosamente.
Di pancotti ve ne sono tanti e tutti nel sud d’Italia.
Quello di Monte Sant’Angelo ha pochi ingredienti, tuti rigorosamente del luogo.
Prepararlo è semplice: pane raffermo di Monte, patate lesse, verza lessa, alloro, sponsale (il bulbo della cipolla fresca dal tipico sapore dolciastro), un pizzico di sale, olive nere con nocciolo. Il tutto cotto quanto basta nei tipici pentoloni ramati o in latta e poi servito caldo con l’aggiunta di olio extravergine di oliva, rigorosamente del luogo.
Il "Pane di Monte Sant’Angelo" è un pane caratteristico, pesa oltre due-tre chili, vi sono pagnotte che superano i cinque-sei chili. Anticamente venivano agganciate e appese fuori dalle botteghe.
Questo pane, che nel 2006 è stato inserito nell'Atlante regionale (quello pugliese) dei prodotti tipici, ha la crosta morbida e croccante e l’interno è soffice e compatto. Gli ingredienti sono: farina di grano tenero Tipo"0", acqua, sale e il lievito naturale. La farina viene mescolata al lievito naturale e poi stemperata in acqua con l'aggiunta di sale. L'impasto così ottenuto viene lasciato lievitare. Dopo aver ottenuto una forma tondeggiante e alta, questa viene modellata per ottenere la pagnotta di pane.
Dopodiché ottenuta la forma di pane questa la si lascia a riposo in cassoni di legno. Una volta riposata si passa alla cottura in forno, ad una temperatura di 200° per almeno 2 ore. Tradizionalmente la cottura avveniva in forni a legna. Una variante al pane appena detto, è quello che prevede l'inserimento nell'impasto di patate lesse per rendere più morbido il pane. Ovviamente quantità e tempi di lavorazione sono i segreti che ogni panettiere o fornaio che sia custodisce gelosamente.
sabato 20 settembre 2014
Panino pugliese (con burrata, acciughe e peperone)
La burrata nasce negli anni trenta in un caseificio pugliese. Il nome nasce dalla sua consistenza che somiglia a quella del burro. E' composta da stracciatella (filetti di mozzarella mescolati con panna fresca prodotta artigianalmente) racchiusa in una sacca di pasta filata. Si presenta con forma a pera e superficie liscia e lucida, di colore bianco. La consistenza è morbida e cremosa; il profumo ricorda quello della panna fresca; il sapore è delicato e dolce, con un eventuale fondo gradevolmente acidulo. Si gusta da sola o accompagnata con insalate, verdure cotte o grigliate. L’abbinamento ideale è quello con vini bianchi secchi poco strutturati, delicatamente profumati e fruttati.
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