
Giornalisti, amministratori, produttori e, naturalmente, ristoratori, hanno partecipato venerdì scorso all'iniziativa che vede il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano collaborare con la Coldiretti.
Sono stati 27 i ristoranti e le trattorie in gara (4 in provincia di Lucca, 7 in provincia di Massa Carrara, 3 in provincia di Parma e 13 in provincia di Reggio Emilia) che da inizio ottobre a metà novembre hanno presentato ai loro commensali i menu a chilometro zero che, oltre a garantire qualità e freschezza nel rispetto dell'ambiente, e a contribuire alla riduzione dell'inquinamento causato dai trasporti, rappresentano una importante occasione per creare flussi turistici destagionalizzati, strettamente legati alle eccellenze del territorio. I vincitori sono stati scelti attraverso una votazione „popolare‟ via internet. I voti sono stai 3.051, quasi mille più di quelli dello scorso anno.
Vincitore del concorso è stata l‟Osteria Boccondivino di Licciana Nardi (Massa Carrara), al secondo posto il Ristorante La Montanara di Miscoso a Ramiseto (Reggio Emilia), e al terzo posto la Locanda il Castagno di Ponteccio a Giuncugnano (Lucca). Una menzione speciale è stata attribuita al Rifugio Lagdei di Corniglio (Parma) per aver ottenuto la media/voto più alta.
Il primo classificato, Paolo Rigamonti del Bocccondivino non ha tradito la fama di 'creativo' e ha fatto sì riferimento, come da regolamento, a prodotti, strumenti e metodi del territorio e della tradizione, ma senza rinunciare alla rivisitazione stimolata dalla propria fantasia e all'ispirazione tratta da esperienze di altre culture. Così è stato per l'ottimo "Testo caldo di pollo e faraona", un secondo creato con animali di un allevatore del luogo e con l'uso di un recipiente – il 'testo' appunto - dalla secolare tradizione ma dall'impiego solito per primi piatti (i classici testaroli della lunigiana, i panigacci, le focacce, le tigelle modenesi) e comunque per impasti farinacei. Il nostro chef ha tratto l'idea di una preparazione in umido – alla cacciatora - dal Marocco, dove su una piastra simile al 'testo' ha visto porre un coperchio conico e cucinare brasati.
Così è nato anche il dolce 'Premio Lunezia': due ottimi e localissimi ingredienti di base – una ricotta di fattorie vicine a cui si aggiungono un po' di noci e di farro e la 'Marocca di Casola', la pagnotta con farina di castagne tutelata da un presidio Slow Food – trattati a formare un delizioso zuccotto in grado anch'esso di richiamare, nell'aspetto e nelle sensazioni, il prodotto di una tradizione toscana che risale ai Medici. E la dice lunga anche la scelta dell'intitolazione del dessert al Premio Lunezia così da legare il concorso 'Menu a km 0', la gastronomia e l'enologia. Infatti il premio, che da alcuni lustri richiama in Lunigiana tanta parte della cultura musicale italiana, ha ispirato la nascita di un vino molto apprezzato.