sabato 28 novembre 2009

Assegnato il premio DE@TERRA 2009

Promosso dall'Osservatorio Nazionale per l'Imprenditoria Femminile in Agricoltura e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, sotto l'alto Patronato del Presidente della Repubblica, è stato assegnato all'imprenditrice agricola di Conversano (Ba), Anna Salzo. Nel 1996 riceve in eredità dei terreni coltivati a frutta e ortaggi, su cui in seguito decide di adottare metodi di coltivazione biologica. Dopo un'attenta analisi di mercato, Anna decide di intraprendere la strada della trasformazione. Utilizzando frutta e verdura che coltiva, l'imprenditrice pugliese ha lanciato una linea di prodotti denominata "Sapori di Casa" che va dai sottolio alle confetture, dal paté alla frutta sciroppata, fino alla passata e ai sughi pronti. I prodotti sono lavorati a mano con le tecniche tradizionali, tramandate di padre in figlio. La clientela, inizialmente concentrata sul territorio pugliese, man mano si è estesa su tutto il territorio nazionale ed estero. I prodotti di 'Sapori di Casa' sono acquistabili presso i Mercati di Campagna Amica della Coldiretti di Bari. Attualmente vende circa il 70% del proprio prodotto in Italia, il restante 30% sul mercato europeo ed internazionale.

martedì 24 novembre 2009

Tratto da Rififi
Una mattina dello scorso luglio un gruppo di coloni israeliani ha dato fuoco ad almeno 1500 ulivi, in Cisgiordania, appartenenti a contadini palestinesi. Le coltivazioni sono state distrutte come forma di rappresaglia contro lo sgombero di alcuni avamposti illegali dei coloni, effettuati dalle forze di polizia israeliane.Un antico mito narra di come la città di Atene venne fondata da Poseidone ed Atena, e di come in seguito le due divinità non riuscirono a trovare un accordo su chi dovesse dare il proprio nome e la propria protezione alla città. Si decise allora di far scegliere direttamente agli ateniesi quale sarebbe stata la propria divinità protettrice. Poseidone per ingraziarsi il favore dei cittadini fece loro dono di uno splendido cavallo bianco, ed assicurò il proprio appoggio incondizionato nelle battaglie che la città avrebbe affrontato.Atena invece fece sorgere dalla terra un ulivo. Poseidone offriva alla città la via della guerra e della conquista, mentre nell’ulivo di Atena erano rappresentate le virtù della saggezza e della prudenza, e soprattutto i benefici della pace. Il popolo di Atene scelse di accettare il dono della dea, il cui nome fu dato alla città, e l’ulivo divenne uno dei suoi simboli. Coloro che sono nati sulle rive del mediterraneo sanno che per quanto ci si sposti lungo le sue sponde, per quanto cambino le lingue e il colore della pelle delle persone che via via si incontreranno, l’uniformità del paesaggio saprà sempre infondere un senso di rassicurante familiarità, così come il ritrovare lungo tutte le coste la presenza dell’ulivo darà l’impressione di non essersi mai allontanati dalla propria casa. Così come per secoli non vi fu alcuna identità europea nel nostro continente, ed i popoli che vi abitavano potevano essere divisi, allora come oggi, in due grandi famiglie: coloro che utilizzavano il burro ed il grasso per cucinare e coloro che invece avevano il privilegio di disporre dell'olio d'oliva.

lunedì 23 novembre 2009

IL 29 NOVEMBRE "PANE & OLIO IN FRANTOIO "

Pane e olio, le radici della cultura e gastronomia mediterranea. Due elementi semplici, frutto della terra e della piu' semplice lavorazione. Ecco cosa ci si prepara a festeggiare domenica 29 novembre, quando in tutta Italia si celebrera' l'ottava edizione di "Pane e Olio in Frantoio &…". La manifestazione, organizzata dall'Associazione Nazionale Citta' dell'Olio con il finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali proporra' in centinaia di piazze italiane un ricco programma di iniziative tra convegni, visite guidate in aziende e frantoi e momenti di intrattenimento. Partendo da Imperia, dove la manifestazione si terra' in concomitanza con l'iniziativa "OliOliva", la grande festa dedicata all'olio extravergine e al pane si snodera' lungo tutto lo stivale, andando a toccare numerosi comuni del Bel Paese. Tra le attrazioni piu' caratteristiche di questa edizione, nel Comune di Marone (BS) sara' assegnato il premio enogastronomico "Citta' di Marone", con una esposizione di prodotti tipici del territorio e momenti di degustazione di prodotti Slow Food e della Valtellina. Arqua' Petrarca (PD) celebrera', in concomitanza di "Pane e olio in Frantoio", la V edizione della festa dell'olio "Arqua' Petrarca Citta' dell'Olio", con una manifestazione che coinvolge tutti i produttori di olio del borgo. Qui i produttori esporranno gli oli locali e sara' indetto un concorso che premiera' il miglior olio di Arqua' Petrarca, oltre a spettacoli a cura di artisti di strada e burattinai. A Brisighella (RA) per tutta la giornata nel centro storico si svolgera' la Sagra dell'Ulivo: un mercatino con vendita dell'olio appena spremuto e dei prodotti tipici del territorio. Nel perugino, precisamente a Giano dell'Umbria (PG) la rievocazione della "Festa della Frasca" permettera' ai visitatori di riscoprire la tradizione contadina, legata al periodo della raccolta e lavorazione delle olive con sfilate, esibizioni folkloristiche e degustazioni di prodotti in piazza e il "gala' dell'olio". Un carro, tirato dai buoi, trasporta la "frasca" (tralcio di ulivo) addobbata fino alla piazza principale del paese, accompagnata dai coglitori in abiti d'epoca come il "guazzarone" (una sorta di tunica che veniva utilizzata per ripararsi dall'umidita', dalla nebbia e dai rigori invernali frequenti in epoca di raccolta) e con strumenti originali (come i rastrelli di legno e il "cojituio") e da un gruppo folkloristico che rievoca i canti e le danze della tradizione contadina umbra.

domenica 15 novembre 2009

Cucina greca e italiana.

Tratto da Viaggi in Grecia


La cucina greca, più di 25 secoli fa, rappresentò nel vecchio continente l'inizio dell'arte culinaria. Si incominciò ad abbinare diversi tipi di ingredienti, utilizzando le spezie, per ottenere sapori che rendevano il cibo più gustoso. I romani ebbero molto da imparare dai greci, tanto che dalla Grecia "importarono" i cuochi ed i segreti della loro arte culinaria. Si può dunque affermare che la grande cucina italiana, sicuramente fra le più apprezzate di tutto il mondo, abbia avuto in realtà un'origine ellenica. Piatti semplici ma gustosi, ricette semplici e basate su prodotti freschi e genuini, nei quali spiccano i sapori mediterranei delle olive e dell'ottimo olio extravergine locale, delle melanzane, cetrioli, peperoni, pomodori, zucchine, la squisitezza delle carni, in particolare l'agnello e il maialino, dei formaggi, in particolare quello di capra, e dei prodotti ittici, in particolare molluschi e pesci divinamente cucinati e messi in risalto dalla fragranza dei limoni, dell'olio e delle spezie del luogo. Le due grandi differenze fra le attuali cucine ellenica ed italiana, con un grosso vantaggio a favore di quella Italiana, sono in primo luogo i primi piatti, in particolare la pastasciutta, vera peculiarità della nostra cucina, che in Grecia, come in altri paesi europei, stanno imparando solo recentemente ad inserire nei menù, quasi sempre abbinata al sugo di pomodoro o al sugo di carne o addirittura usata come condimento a qualche piatto di carne. A questa cucina si accompagna il particolare vino locale, rosso, bianco e rosato, sono del tutto degni di competere con la maggior parte dei vini italiani e francesi, e non sono da meno rispetto agli altri vini europei. La Grecia è un grande produttore di vini e di alcolici locali. Miele, formaggio, verdure e frutta di stagione, salvia, timo e olio d’oliva di prima qualità accompagnano la carne, il pesce e le verdure fresche dall’orto. Per questo la cucina greca è semplice e saporita, e la freschezza dei singoli ingredienti è più importante di un piatto sofisticato ed esteticamente raffinato.

mercoledì 4 novembre 2009

AMEFT: la rivista dell'Asia e del Medio Oriente.

La rivista che da 25 anni informa gli addetti ai lavori dell'alimentazione, fornendo le fonti e le raccomandazioni per le materie prime, ingredienti, attrezzzature e materiale da imballaggio. Punto di riferimento per le imprese che operano in Afghanistan, Algeria, Bahrain, Bangladesh, Brunei, Cina, Egitto, India, Indonesia, Iran, Iraq, Giappone, Giordania, Corea, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Marocco, Myanmar, Nepal, Oman, Pakistan, Filippine, Qatar, Arabia Saudita, Singapore, Sri Lanka, Siria, Taiwan, Thailandia, Tunisia, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Vietnam, Yemen. La rivista viene regolarmente letta dai professionisti del settore alimentare e delle bevande in Asia e in Medio Oriente come ad esempio produttori e trasformatori di materie prime alimentari, apparecchiature tecnologiche, imballaggio, importatori/esportatori, grossisti , dettaglianti, supermercati, autorità governative, compagnie aeree internazionali ed hotel.

Cucina ebraica in Italia.

Tratto da: Taccuini storici
La cucina ebraica ha sempre esercitato una forte attrattiva sui buongustai europei, sia per l’impiego di ingredienti poco consueti che per l’uso di spezie e particolari tecniche di preparazione. E' pervasa da sentori di cannella, zenzero ed altri aromi, ma anche d’aglio, coriandolo, menta e zafferano. L’esperienza italiana si presenta divisa dalla dorsale appenninica. Da una parte, nelle comunità della valle del Po, dal Piemonte al Veneto e alle Romagne, oltre che nelle località delle Marche e del litorale adriatico, stà un'alimentazione e una gastronomia caratterizzate dai consumi dell'oca (allevata come succedaneo del proibito maiale), dei suoi insaccati e derivati (prosciutti, salami, foie gras, griboli, eccetera). Si tratta di una cucina unta con il grasso dell'oca, che nasceva dalla fusione di elementi propri della cucina araba con i piatti popolari della pianura padana, dove erbe e radici venivano consumate in grande quantità. Importante in questa area anche i sapori orientali in agrodolce come le celebri sarde in saor. A fianco della gastronomia padano adriatica, troviamo un'altra cucina ebraica, quella rappresentata dagli ebrei di Roma, caratterizzata dall'uso pressoché esclusivo dell'olio d'oliva per la cottura e il condimento. Questa cucina, che chiameremo romano tirrenica, condizionata da forti influssi meridionali, si introdusse in seguito, almeno in parte, nelle comunità di origine sefardita della Toscana, specialmente a Livorno. Documenti del Cinquecento ci mostrano che gli ebrei romani abbondavano nella loro alimentazione di spezie (pepe, chiodi di garofano, coriandolo, cannella e zafferano), che consumavano spesso minestre di legumi, soprattutto lenticchie, e che apprezzavano le castagne e i marroni (lessi o arrosto). In particolare erano forti consumatori di finocchi e soprattutto di carciofi preparati alla giudaica. Nell'età del ghetto (dopo seconda metà del ‘500) gli ebrei si trasformarono, più per necessità che per amore, in forti mangiatori di frattaglie e carne secca, preparate e cucinate in un'infinità di modi, dai sapori forti e seducenti. Se gli ebrei romani, a seguito delle ingerenze pontificie, s'inventarono gli aliciotti con l'indivia (tortino fatto di acciughe), o il baccalà servito con una salsa agrodolce, i livornesi tra Settecento e Ottocento crearono il cacciucco, anche se senza i vietati molluschi. Gli ebrei sono sempre stati famosi per i loro dolci tipici e ricercati. Nell’area nord era popolare la spongata, mentre al centro si preferiva il tortolicchio (miele e mandorle), dolce speciale della festa di Purim (carnevale degli ebrei) dalla origini medievali.

lunedì 2 novembre 2009

Duro colpo alla tradizione ed alla cultura pugliese.

La buona qualità delle uve salentine non è stata sufficiente a scongiurare la crisi del settore. La scarsa quantità e l'aumento dei costi della mano d'opera hanno messo in ginocchio i produttori che hanno deciso di eliminare i vigneti ad “alberello pugliese” per passare ad un sistema di allevamento a spalliera o addirittura all’estirpo totale. L’espianto dei vigneti, però, comporta una perdita di tradizionalità e di patrimonio culturale che non fa bene nè all’agricoltura pugliese né all’Italia, la quale si trova a fare i conti con la scomparsa di un pezzo della sua storia agricola. Preso atto del triste dato secondo il quale dei 2200 ettari piantati ad alberello pugliese oggi ne sono rimasti solo 500, Angelo Maci presidente delle Cantine Due Palme di Cellino San Marcosi si è messo a capo di un bellissimo e lodevole progetto per la tutela e la salvaguardia dell’alberello pugliese. Maci ha inoltre creato l’Accademia dell’alberello pugliese alla quale hanno aderito personalità illustri quali il prof. Antonio Calò (Docente della Sezione Sperimentale della Viticoltura di Conegliano Veneto, nonché Presidente nazionale del Comitato Vini Doc presso il Ministero dell’Agricoltura), Mario Fregoni (professore ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza e direttore del Master in Scienze dell’analisi sensoriale), Prof. Cannella (Professore all’Università La Sapienza di Roma), Prof. Morgante (Professore all’Università degli studi di Udine) e Prof. Vittorio Marzi (Presidente dell’Accademia dei Georgofili Sez. Sud/Est ed ordinario presso l’Università degli Studi di Bari).