lunedì 2 novembre 2009
Duro colpo alla tradizione ed alla cultura pugliese.
La buona qualità delle uve salentine non è stata sufficiente a scongiurare la crisi del settore. La scarsa quantità e l'aumento dei costi della mano d'opera hanno messo in ginocchio i produttori che hanno deciso di eliminare i vigneti ad “alberello pugliese” per passare ad un sistema di allevamento a spalliera o addirittura all’estirpo totale. L’espianto dei vigneti, però, comporta una perdita di tradizionalità e di patrimonio culturale che non fa bene nè all’agricoltura pugliese né all’Italia, la quale si trova a fare i conti con la scomparsa di un pezzo della sua storia agricola. Preso atto del triste dato secondo il quale dei 2200 ettari piantati ad alberello pugliese oggi ne sono rimasti solo 500, Angelo Maci presidente delle Cantine Due Palme di Cellino San Marcosi si è messo a capo di un bellissimo e lodevole progetto per la tutela e la salvaguardia dell’alberello pugliese. Maci ha inoltre creato l’Accademia dell’alberello pugliese alla quale hanno aderito personalità illustri quali il prof. Antonio Calò (Docente della Sezione Sperimentale della Viticoltura di Conegliano Veneto, nonché Presidente nazionale del Comitato Vini Doc presso il Ministero dell’Agricoltura), Mario Fregoni (professore ordinario di Viticoltura all’Università Cattolica di Piacenza e direttore del Master in Scienze dell’analisi sensoriale), Prof. Cannella (Professore all’Università La Sapienza di Roma), Prof. Morgante (Professore all’Università degli studi di Udine) e Prof. Vittorio Marzi (Presidente dell’Accademia dei Georgofili Sez. Sud/Est ed ordinario presso l’Università degli Studi di Bari).
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