venerdì 17 luglio 2009
Civiltà cristiana ed islamica unite a tavola.
Forse Federico II di Svevia, percorrendo la strada verso la fedele Andria, assaggiò l'olio e il vino di Castel del Monte. Se lo fece, la natura, oltre che la storia, gli dettero un motivo in più per lodare queste terre. Di madre normanna e padre tedesco, l'imperatore Federico II, che visse appunto tra gli innumerevoli castelli di Puglia e la reggia di Palermo, si circondò di dotti arabi, greci ed ebrei, nel ricordo della classicità latina e nel fascino di un'unità culturale europea e italica dalla quale è scaturita la bellezza della dieta mediterranea. Fin dal Medioevo nelle splendide campagne pugliesi si sviluppò il più fiorente mercato agroalimentare del Mediterraneo e Dante già magnificava nella Divina Commedia le "fortunate terre di Puglia". Sempre fedele alla tradizione della migliore produzione di olio di oliva e di grano, la regione ha dato all'Italia il cuore del sistema pastario e oleicolo nazionale. I cibi locali sono stati fortemente influenzati dalla presenza musulmana nella seconda metà del IX secolo e da piatti caratteristici di quella civiltà. La tradizione e la storia hanno fatto della cucina pugliese un'arte capace di fondere la civiltà cristiana con quella islamica, che regnò sulla Puglia fino al 1071, quando l'Impero di Costantinopoli si ritirò in seguito alla pressione normanna. Proprio da un termine arabo sarebbero derivati i nomi dialettali per indicare le tagliatelle. Dei piatti pugliesi, del resto, non si può dire che bene: dalle orecchiette ai latticini, alle pizze con i caratteristici pomodorini, alle fave, ai vini, ai condimenti forti e speziati, echi della civiltà orientale. Come orientali sono i motivi delle sue danze e dei suoi componimenti musicali, quali la tarantella (danza di corteggiamento eseguita da coppie con l'accompagnamento di nacchere e tamburelli), che ha ispirato le elaborazioni e variazioni colte di Carl Maria Von Weber e di Gioacchino Rossini. Bari, Barletta, Trani sono luoghi effigiati nella memoria del nostro popolo per la gloria della storia che hanno testimoniato e l'onore dei vini che hanno prodotto. La ricchezza della produzione enologica pugliese ha fruttato 25 vini Doc locali come il rosso Barletta, l'Aleatico di Puglia e il Moscato di Trani, che rafforzano il gusto cromatico dei 6 vini Igt (Daunia, Murgia, Puglia, Salento, Tarantino e Valle d'Itria). Un trionfo semplice, condito dai 4 oli extravergini (Collina di Brindisi, Dauno, Terra di Bari e Terra d'Otranto) e sottolineato dal forte aroma dei suoi formaggi Dop: il Canestrato Pugliese e il Caciocavallo Silano. Concludendo, un dilemma, lo stesso che un irriverente Andrea Pazienza (il più grande vignettista italiano, nato a Foggia) ha messo in bocca a un Giovanni Paolo II intento a scrutare il cielo: "... e se esistesse veramente?". Di certo - vorremmo aggiungere - si è fermato a mangiare qui.
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